Il bianco e il nero!
Non è il simbolo dell’eterno conflitto dell’uomo, ma il tema dell’affascinante confronto sul quale si è svolto l’evento targato AIS Bari dedicato ai vini dell’Alto Adige!
Anche quest’anno, la Delegazione barese, guidata dal Delegato Cav. Raffaele Massa, ha avuto il privilegio di essere selezionata per ospitare le attività di promozione che il Consorzio Vini Alto Adige svolge in tutta l’Italia.
E così, il 23 maggio scorso, presso l’Hotel Palace di Bari, alla presenza di un pubblico numeroso ed entusiasta, l’enologo e giornalista Dott. Pierluigi Gorgoni, in qualità di ambasciatore del Consorzio, e la Sommelier dott.ssa Teresa Garofalo, in qualità di relatrice AIS sull’Alto Adige, hanno condotto un incontro –confronto tra due tipologie di vitigni che si inseriscono nella più vasta produzione altoatesina: il Pinot Bianco e il Pinot Nero.
Prima di entrare nel dettaglio del tema prescelto, il Dott. Gorgoni ha ricordato come l’Alto Adige vanta una storia vinicola le cui prime tracce risalgono al V secolo A.C. e una produzione che spazia dai vari Pinot al Sauvignon Blanc, Riesling, Gewùrztraminer, Sylvaner per i vitigni a bacca bianca, per finire al Pinot Nero, Schiava e Lagrein per quelli a bacca scura.
A rendere feconda e varia la produzione vinicola di questa terra è la generosità della natura e la conformazione del territorio.
Protetta dalle Alpi che schermano i venti freddi del Nord, riscaldata dal tepore del Mediterraneo, la vite qui si espanda al sole sfruttando l’altitudine, giovandosi delle escursioni termiche, per dar vita a vini ricchi di aromaticità e complessità.
L’unione tra la luce del Mediterraneo e l’altitudine delle Alpi genera qualcosa di unico, permettendo alla vite di crescere fino a 1000 mt di altezza, in un contesto naturalistico di grande bellezza, costituito da meleti, laghi e castelli.
Cominciando questo viaggio ideale dall’altra parte dell’Italia, la Dott.ssa Garofalo ha introdotto il tema dell’incontro, ovvero il confronto tra due uve che in comune hanno, in realtà, solo il nome, vantando caratteristiche profondamente diverse, e non solo per il colore delle bacche.
Nonostante si ritenga che il Pinot Bianco sia una mutazione genetica del Pinot Nero, per molti anni esso è stato confuso con lo Chardonnay. Tra i due, il Pinot Nero è certamente il più importante, il più noto ed elegante, quello che evoca il ricordo di ricche tavole; il Pinot bianco, invece, è diventato famoso grazie soprattutto alla eccellente produzione della Alsazia.
Ebbene, in Alto Adige, entrambi i Pinot, hanno trovato una propria tipica espressione, dovuta alla particolarità del territorio e del clima.
Mentre il Pinot Bianco è pressocchè coltivato in tutte le sette aree vinicole di cui si compone il territorio altoatesino, il Pinot Nero si colloca nella sua espressione migliore in un area più specifica, tra Mazzon e Montagna, nella Bassa Atesina.
Tra i due, il Pinot Bianco è certamente quello che più “malleabile” ed in grado di testimoniare specificatamente il territorio; grazie al suo carattere “neutro”, questo vitigno riesce a tradurre al meglio ogni singola impostazione enologica, dando vita a vini profondamente diversi tra loro, che si muovono sul filo della giusta maturazione e dell’equilibrio.
Non va dimenticato, che l’Alto Adige ha un territorio vitato di poco più di ha 5.000, curato e coltivato da 5.000 vignaioli, il che vuol dire che per ogni ettaro di vigneto c’è una persona che se ne occupa.
Ed ecco, allora, che da quello che apparentemente potrebbe sembrare un netto contrasto tra bianco e nero, si originano una moltitudine di sfumature.
La degustazione, condotta in sinergia dal Dott. Gorgoni e dalla Dott.ssa Garofalo, ha consentito di cogliere tutte queste molteplici sfumature, in un susseguirsi di assaggi completamente diversi tra loro, testimonianza delle differenti tecniche di vinificazione e delle altrettanto differenti zone di produzione.
A cominciare dal Pinot Bianco di cui sono state servite cinque tipologie: il Pinot Bianco 2017 – Egger Ramer Tenuta, il cui affinamento avviene solo in acciaio, vino essenziale, sferzante nel profilo aromatico di buccia di agrume e mela, in bocca dinamico e sapido; il Pinot Bianco Lepus 2017 – Franz Haas, vino più “creativo”, fermentato in acciaio e in barrique, permane sui lieviti per cinque mesi, acquisendo un naso speziato di nocciole, arachide tostato e un sorso ampio e burroso; il Pinot Bianco Vial 2017 – Cantina Kaltern, proveniente da uno dei più importanti crù, fermenta in parte in botti grandi, regala un naso complesso ed intenso di fiori bianchi, mela golden e frutta a polpa gialla, mentre in bocca la sensazione del legno viene assorbita dal persistente ritorno del frutto; il Pinot Bianco Langefeld 2016 – Tenuta Pfitscher, fermentato solo in acciaio, con un ricco profilo olfattivo di pesca ed albicocca e con un sorso ricco di acidità che innerva il vino; il Pinot Bianco Riserva Passion 2015 – Cantina Produttori San Paolo, al quale la provenienza da vigne vecchie di 40 anni e la permanenza per 18 mesi in grandi botti di rovere, dona un naso elegante e complesso, floreale, speziato e agrumato, mentre al palato è un giusto connubio tra morbidezza e acidità.
Altrettanto variegati sono stati i Pinot Nero proposti in degustazione: il Pinot Nero Riserva Haselhof 2015 – Josef Brigl, vino di facile approccio, con delicate sfumature olfattive di frutto a bacca rossa, sostenuto da una bella freschezza; il Pinot Nero Riserva Maglen 2015 – Cantina Tramin, da uve allevate a 500 mt, affinato prima in barrique e poi in grandi botti di rovere, ha colpito per il suo complesso naso fruttato, balsamico e speziato e per il suo sorso ampio e persistente; infine, il Pinot Nero Dignus 2014 – Ritterhof, proveniente dalla zona di Montagna in cui sussistono le condizioni migliori per la coltivazione del Pinot Nero, affinato in barrique, ha espresso sentori di note speziate perfettamente fuse con sentori fruttati di lampone e di ciliegia, mentre al palato si è presentato ben strutturato, pieno e succoso.
La serata, nell’apprezzamento generale per i vini degustati, si è conclusa con la consegna del diploma ad alcuni neo Degustatori Ufficiali AIS, e con la promessa di ritrovarsi tuttI in questa magnifica regione vinicola che è l’Alto Adige.
Maria Carmela Santoro
Sommelier Ais Bari