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            Grande interesse per la serata appunti di viaggio…La Georgia condotta dalla relatrice Betty Mezzina per Ais Bari

            Un viaggio senza tempo, nella terra dove la viticoltura si ritiene sia cominciata e  da cui la vite ha preso la sua strada verso il mondo.

            Stiamo parlando della Georgia,porta di ingresso verso l’Asia tra i monti del Caucaso e il Mar Nero, terra difficile, martoriata dalle guerre e ricca di contaminazioni culturali, dove sono state  trovate le testimonianze più antiche di vinificazione, ovvero  vinaccioli e anfore con tracce di acido tartarico risalenti a circa 8000 anni orsono.

            Ed è proprio a questa terra che l’Ais Bari ha voluto dedicare il terzo appuntamento della  rubrica “ Appunti di Viaggio,  svoltosi  il 31 gennaio u.s. , presso l’Hotel Hilton di Bari.

            Questa volta, ad aprire il taccuino di appunti e l’ album di fotografie è stata la Sommelier Relatrice Ais Dott.ssa Betty Mezzina, la quale ha visitato la Georgia nel giugno del 2019.

            Terra difficile e organizzazione della serata altrettanto difficile; la  scelta dei vini in degustazione ha richiesto una non semplice ricerca da parte del  Delegato Cav . Lello Massae della relatrice, ma ha consentito di avere un dettagliato e significativo riscontro delle migliori produzioni e delle migliori cantine, molte delle quali direttamente visitate dalla relatrice che ne ha mostrato foto e raccontato dettagli.

            Appassionata di viaggi quanto di vino,  curiosa e attenta osservatrice, la dott.ssa Mezzina ha condiviso senza riserve impressioni, emozioni ed esperienze vissute in Georgia, oltre  alla sua  competenza e preparazione, così dando vita ad un evento che ha riscontrato l’entusiasmo dei numerosissimi presenti, grazie anche alla inappuntabile organizzazione della Delegazione barese.

            In Georgia, ha raccontato la dott.ssa Mezzina, il legame con la vite è ovunque:  chiese,  monumenti, statue, tutto è decorato con l’immancabile tralcio di vite.

            Persino la lingua, difficilissima da imparare e pronunciare, vanta la terza grafia più bella del mondo, i cui segni si ispirano alla vite.

            In questa terra, dove il contrasto tra la capitale Tblisi, rinnovata e moderna, e la campagna povera e desolata è fortissimo,  la produzione del vino non è stata mai interrotta da circa 8000 anni.

            Ma se la Georgia è conosciuta nel mondo per la sua produzione di vino in anfore, i cd. Qvevri, patrimonio Unesco,in realtà il 90% del vino viene prodotto  in acciaio e legno.

            Di più, le difficili condizioni economiche di questa terra, dovute alla politiche di contrasto della Russia, fanno sì che a sopravvivere siano soltanto le cantine più importanti che sono in grado di puntare sulla qualità.

            Con l’ausilio di significative testimonianze fotografiche, la dott.ssa Mezzina ha ricostruito il mestiere degli anforai.

            Dopo essere state forgiate con la terra cotta, le anfore vengono fatte stagionare, quindi cotte in forno, ingabbiate e poi coperte di cemento per evitare crepe e danneggiamenti: i Qvevri, infatti, hanno un vita lunghissima e non è raro che siano ancora in uso  esemplari di oltre due secoli.

            La fermentazione in anfora prevede che in esse venga versato l’intero pigiato con bucce e vinaccioli; durante la macerazione, che dura circa sei mesi, le anfore vengono lasciate aperte e scolme, mentre le vinacce si depositano sul fondo del Qvevri che proprio per raccoglierle ha una punta accentuata;  quindi, il vino viene travasato in altre anfore, questa volta coperte di materiale vario, dove rimane circa un anno per l’affinamento.

            Di circa 10 regioni vinicole, 3 sono quelle più significative della Georgia: KaKheti, la più prodiga dove si raggiunge il 55% della produzione; Kartlie Imereti.

            Ognuna di queste regioni si differenzia per  la diversa quantità di vinacce (chaca) che vengono utilizzate durante la macerazione, dando così vita a tre diversi stili  di produzione che identificano i rispettivi prodotti.

            La degustazione,  che ha riguardato otto vini, di cui  due prodotti in anfore, è stato un viaggio tra queste tre regioni  ed i rispettivi metodi di vinificazione;  il forte legame con la tradizione non favorisce l’allevamento di vitigni internazionali e perciò la degustazione ha avuto ad oggetto esclusivamente i vitigni autocnoni più rappresentativi della Georgia.

            Si è partiti dal TSITSKA DRY WHITE 2016, vinificato in acciaio  nella regione di  Imereti da vitigno Tsitska e prodotto dall’azienda Kareba, una delle più famose: giallo paglierino integro e luminoso, media consistenza, pieno il naso di frutta a polpa gialla e floreale di lieve mimosa,  sorso equilibrato, sapido e fresco.

            Si è passati quindi al CHATEAU MUKHARANI GORULI MTSVANE 2016, prodotto nella regione di Kartli da vitigno Goruli Mtsvane e affinato in acciaio ‘’sur lie’’; senza cedimenti il colore, al naso, sul frutto pure presente, prevalgono note minerali, di pietra bagnata e di erbe aromatiche, mentre al palato si caratterizza per il finale amarognolo, cui segue, nelle retrovie, una bella sapidità.

            A seguire CHATEAU MUKHARANI RKATSITELI SUPERIORE 2014, prodotto nella regione di  Kartli dal vitigno bandiera della Georgia, il Rkatsitel, anch’esso affinato in acciaio ‘’sur lie’: colore giallo paglierino vivido, al naso sprigiona sentori di evoluzione, albicocca disidratata, miele e cannella, al gusto sorprende per freschezza e lunga persistenza.

            E’ stato poi la volta del KRAKHUNA QVEVRI DRY WHITE 2015, prodotto nella regione di Imereti,  primo assaggio da vinificazione  nelle anfore: il colore è di ambra preziosa, il naso è di frutta in gelatina,  fiore secchi, mele al forno e uva passa, il sorso non è indulgente, è austero, manifesta una lieve ma gradevole astringenza.

            Sempre vinificato in anfora, con il 100% delle vinacce, il  RKATSITELI QVEVRI DRY WHITE 2013, è prodotto nella regione di  khakheti;  si presenta giallo più del sole, con il naso pieno, elegante, intenso di susina matura e di frutta tropicale, mente in bocca è appena astringente, pieno, con note vagamente di miele.

            E’ stata poi la volta dei rossi, a cominciare dal MUKUZANI DRY RED 2015, proveniente dalla regione di  khakheti e prodotto da mukuzani; vinificato in acciaio sfoggia un rubino netto e compatto, al naso esplode la ciliegia e a seguire sentori di noce e frutta secca tipica del vitigno, il sorso è giustamente tannico, pulito, sapido e di grande equilibrio.

            Ancora il SAPERAVI PREMIUM DRY RED 2012, prodotto da Saperavi, uva tintoria e vitigno a bacca rossa più diffuso in Georgia; al visivo è inchiostro luminoso, al naso si caratterizza per sentori di frutta cotta – probabilmente dovuti a sbalzi di temperatura durante il viaggio- quindi frutta secca e fiori appassiti; il gusto è pieno, ricco, piacevolmente equilibrato, di bella eleganza.

            E per finire il KHAREBA AGED DRY RED 2012, un Saperavi vinificato in botti in rovere;  il colore rubino fitto con qualche riflesso granato, nonostante l’età, è integro; i sentori sono evoluti, di confettura, spezie e tostatura, il gusto è vivo, fresco, piacevolmente tannico e ben equilibrato, con sorso pieno e ritorni di frutta lunghi ed eleganti.

            Questa è stata la Georgia, con i suoi vini, le sue tradizioni e le sue anfore, in cui il vino, come sepolto, rinasce a primavera, accrescendo la viticoltura di questa terra con suggestivi significati simbolici.

            Maria Carmela Santoro
            Sommelier Ais Bari

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